“È la rinascita di un antico linguaggio pittorico, che affonda le sue origini nell’epoca medioevale e che esprime, con la Magia delle sue forme, un profondo senso di rivolta contro il Mondo Moderno. In questo mio nuovo linguaggio pittorico cerco primariamente di riproporre canoni del disegno, modalità tecniche e contenuti che erano propri del periodo storico conosciuto come Gotico Internazionale. Questo periodo della storia dell’arte è, a mio avviso, il momento aureo dell’arte: quello che per la maggior parte dei pittori dell’accademismo moderno potrà sembrare una esibizione anacronistica di stilemi sepolti nel passato, costituisce l’essenza del mio nuovo essere, un messaggio a tutti coloro che sentono quest’epoca ormai totalmente aliena alle esigenze dello spirito: non è necessario che elenchi tutte le aberrazioni che il Caos ha da tempo riversato sul nostro mondo, impregnando con falsa luce vivificante ogni sua struttura. In questo presente, l’Homo Sapiens sembra impegnato oltre ogni limite per raggiungere il punto critico di non ritorno, che gli esperti in informatica denominano inflazione e singolarità tecnologica. Oltrepassato questo limite invisibile, l’umanità come la conosciamo, finirà o sarà sostituita totalmente dall’ intelligenza artificiale. Il mio Nuovo Gotico è, in questo senso, un disperato tentativo di risvegliare in tutti gli artisti e pensatori, il ricordo di quel passato, che vide il fiorire dell’epoca umanista: noi tutti l’abbiamo accantonata in un angolo, come una scopa consumata, gettati a capofitto nell’inseguimento delle diaboliche agiatezze dell’informatica, che ha stravolto tutti i valori. Oggi assistiamo ad una nascita continua di nuovi linguaggi, tendenze ed espressioni mirate essenzialmente alla sostituzione dei vecchi canoni dell’arte con esteriorismi e semplificazioni suggerite da programmi informatici che mirano a finalizzare le arti visive al solo prodotto di consumo. Basta guardarsi attorno, per capire come la pittura classica, nel suo significato più profondo, stia scomparendo e tutti coloro che ancora seguono il suo figurativismo sono ormai considerati nostalgici del pennello e della tavolozza, poco più che personaggi del folclore. Le multinazionali, voglio ricordare, mirano solo esclusivamente ad un continuo incremento del fattore iperproduttivo, ben lontano dagli ideali dell’arte preindustriale e lontanissimo dalla sacralità dell’arte dei sec.XV e XVI: la crisi che ha investito tutto il mondo occidentale e moderno è iniziata proprio nel momento in cui l’uomo si considerava rinato dall’ombra oscurantista del Medioevo. Il concetto Divinitas et Humanitas cardine dell’arte monasticoclericale romanica si stava sgretolando e diveniva sempre più netta la divisione fra scienza filosofia, tra materia e spirito. Si era dimenticato il concetto di Polarità, di Omphalos, di un unico insieme fra discipline corrispondenti come la matematica, la musica, l’astronomia e il misticismo, la razionalità e il sentimento. Lo sgretolamento finale del nostro mondo umanista lo si deve proprio al positivismo del secondo ottocento, all’uso indiscriminato ed assoluto della razionalità nel pensiero umano e, usando un linguaggio più poetico, le tenebre hanno offuscato l’animo di noi tutti, dandoci, per esempio, l’illusione del dominio sugli elementi del Creato come l’essere riusciti ad infrangere qualsiasi tipo di distanza. Con questi e con molti altri parametri, la nostra realtà non può che apparirci “aurea”: l’Uomo è convinto di vivere in una nuova era, consolidato nella sua illusione dal Manvantara del credo Induista in cui, appunto, ogni ciclo cosmico è suddiviso in quattro Ere simboliche: l’Era dell’oro, dell’argento, del ferro e, la nostra attuale era del piombo, conosciuta come Kali-Yuga. Questa è l’Era dell’oscuramento e della distruzione, aspetto ctonio proprio della divinità Kali, associata a Saturno, dove l’uomo occidentale nel suo eccesso di raziocinio, misconosce questi significati esoterici, che potrebbero invece allertarlo da un futuro oscuro.
Ma egli, falsamente abbagliato dal progresso e dall’informatizzazione, crede di vivere in una nuova Età dell’oro, dove tutto è facile, veloce e comodo. Una ampia trattazione su questa simbologia, si può trovare nel volume Il Re del Mondo di R. Guènon e nell’ampio trattato sulle scienze tradizionali Rivolta contro il mondo moderno di J. Evola. Quest’ultimo grande maestro della Tradizione a cui sento di dovere molto, nella formazione del mio pensiero artistico, oltre a Dante, Origene Giocchino Da Fiore e Sant’Agostino, ci insegna nel suo testo Tradizione Ermetica. (Ed. Mediterrane) che l’Oro, come metallo in sé, è effimero e illusorio. L’Oro, a cui aspira il filosofo, è invece eterna fonte di luce vivificante, la sua fabbricazione comporta la conoscenza del cammino iniziatico, la Trascendenza e l’uso della Pietra Filosofale. Senza addentrarci nello studio dell’ Arte Regia con lunghe e complesse dissertazioni che, io stesso appassionato studioso e nel rispetto alla Tradizione, preferisco tenere chiuse nel silenzio, ricordo anche la doppia natura dell’Oro, la sua luce, la sua purezza e, nascosta in essa, una forza che soggioga e distrugge: questo valore bipolare caratterizza poi tutti i simboli sacri universali che ritroviamo nascosti nei miei dipinti, in modo particolare quelli appartenenti al mio ultimo periodo pittorico da me definito Nuovo Gotico.
Questo termine, che molti potrebbero associare alla ristretta area delle antiche tribù nordiche dei Goti, Ostrogoti, Visigoti, eccetera è invece sinonimo di Aureo e di Magico. Alessio di Benedetto, insigne musicologo e studioso della Tradizione, ricorda come Gotico sia in greco, Goetic, una azione prodigiosa e, in lingua celtica, Goatique, indichi la legge degli organismi frattali della natura e della costruzione degli organismi musicali, nei quali mutano i valori assoluti, ma rimangono costanti i rapporti interni.
Il Gotico sarà quindi lo stile Magico sopra ogni altra cosa in quanto proietta ed allunga in infinite volute, arabeschi, spirali e archi di circonferenza, quello che prima era racchiuso e circoscritto nella quadratura e nella linearità della retta. L’uomo si proietterà così nel creato e con esso il suo pensiero raggiungerà il cielo infinito…..”
Testi di Piero Colombani estratti dal suo catalogo monografico